Santa Venera al Pozzo: gita tra terme romane e abitati greci

A pochi chilometri dalla Terra dei Ciclopi, tra prati verdeggianti anche sotto il sole cocente, in una vallata d’interesse storico già prima dei Romani e ancor prima dei Greci, c’è una radura ricca di storia. Il sito archeologico di Santa Venera al Pozzo è poco sponsorizzato quanto ancora meno conosciuto per demeriti essenzialmente politici, non perché di scarso interesse. Problema marcatamente siciliano al quale stanno cercando di trovare un antidoto gli studiosi del dipartimento di Archeologia dell’Università di Catania che ogni anno, sul far dell’estate, scavano le due aree principali del sito nato in un terreno essenzialmente lavico. Cui il ciclope Polifemo tenterà d’introdurvi.

Cos’è Santa Venera al Pozzo?

Si tratta di un’area archeologica di nove ettari in cui insistono un impianto termale di epoca romana, ambienti di origine greca trasformati in un’industria della ceramica in età imperiale romana, una chiesa cristiana (ancora oggi attiva) dedicata a Santa Venera e un museo-Antiquarium. Il sito – insieme all’area di Casalrosato e di Capomulini – fa parte del Parco Archeologico della Valle dell’Aci, istituito otto anni fa tra tante polemiche e poche attenzioni da parte della Regione Siciliana.

 

Dove si trova il sito di Santa Venera al Pozzo?

Potete accedere gratuitamente all’area archeologica ad Aci Catena in via Alimena, 7 dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13.30. Anche se è possibile trovare aperto pure la domenica mattina in occasione delle funzioni religiose che si tengono regolarmente nella chiesa di Santa Venera. In quest’ultimo caso, troverete un piccolo cancello in ferro battuto, sul lato dell’ingresso ufficiale, a poche centinaia di metri prima dallo stesso. Per accertarvi, invece, degli orari di apertura al pubblico dell’Antiquarium, vi invitiamo a contattare il personale museale al seguente numero di telefono: +390957150508

 

La storia dell’area

Il sito, agli studiosi dell’Ibam Cnr dell’Università di Catania, risulta frequentato già in età preistorica nonostante il primo insediamento umano vero e proprio risalga all’epoca greca. A testimonianza del quale sono stati individuati i resti di un edificio – detto Casa del Pithos dal nome di un vaso lì rinvenuto – di 37 ambienti probabilmente deputati al convoglio delle acque del fiume Aci, insieme a un santuario dedicato al culto delle divinità della natura e della fertilità, rispettivamente Demetra e Kore. Settore, quest’ultimo, collegato a riti di cura – affidata alle potenti acque della sorgente sulfurea – e di fertilità.

In questo luogo mistico-religioso, secondo diverse fonti letterarie, tra i resti della Casa del Pithos, il fiume Aci e la sorgente sulfurea, sarebbe da ambientare il mito del triangolo amoroso tra il nostro ciclope Polifemo, la ninfa Galatea e il pastore Aci. Nonché il suo tragico epilogo. (Per scoprirne di più clicca qui).

In epoca romana, invece, il sito di Santa Venera al Pozzo sembra diventare un luogo di sosta militare (statio) – forse proprio l’Acium dell’Itinerarium Antoninii, la magna via che collegava Catania a Messina- ricco di servizi. A quest’epoca dovrebbe risalire parte dell’impianto termale – ancora oggi visibile -, alimentato dalla vicina sorgente di acqua sulfurea che – leggenda vuole – si tratti del sangue del pastore AciImpianto accanto al quale, circa due secoli dopo, viene realizzata un’industria della ceramica. Che copre quasi completamente lo strato in cui si conserva la Casa del Pithos greca.

 

Cosa è possibile visitare?

Una volta entrati nell’area archeologica, è possibile passeggiare tra i resti dell’impianto termale (due ambienti in mattoni coperti da altrettante volte a botte e circoscritti da muretti bassi e bianchi), dello stabilimento industriale, la chiesa di Santa Venera al Pozzo e l’Antiquarium. Quest’ultima è la piccola area museale realizzata in una tenuta rurale del ‘700 all’interno della quale vi sono tre vetrine che contengono i reperti rinvenuti dagli archeologici nel sito. Sicché è possibile ammirare principalmente suppellettili, materiali da costruzione e piccole statuine di culto legate alle divinità olimpiche Demetra e Kore.

 

Consigli

Il sito è immerso in un ambiente essenzialmente campestre per cui è il caso di indossare abbigliamento e scarpe comode. Così come vi consigliamo di non tralasciare di telefonare al numero fornito per accertarvi dell’apertura dell’Antiquarium e dell’intera area. All’interno della quale potrete coniugare la passione per la scoperta, per l’archeologia e per un panorama naturale tipicamente siciliano, all’insegna di alberi da frutto, canneti e vigneti. Lì, a pochi chilometri dalla metropoli catanese, potrete passeggiare in luogo dove è ancora difficile individuare i confini tra mito, storia e natura.

 

Testi da consultare

Per godere appieno della particolarità del sito e delle leggende che da lì hanno avuto origine, il ciclope Polifemo vi suggerisce di lasciarvi accompagnare, nella vostra visita, da uno dei seguenti testi:

  • Ovidio, Metamorfosi, libro XIII
  • Omero, Odissea, libro IX

 

PoliRecords

PoliRecords, per gli amici Poli, nasce tra un disco degli Smiths e un canto dell'Odissea, mentre l'Etna sbuffa lava sull'uno e sull'altro. Da sempre in transito tra la mitologia, la fotografia e la musica (quella giusta!), appena può punta il suo unico grande occhio verso i molteplici posti del mondo, con l'obiettivo di metterne qualcuno in tasca e portarselo a casa. Cresciuto tra i Faraglioni di Aci Trezza e i rifugi vulcanici, si considera un nomade alla ricerca di Nessuno. Determinato a mettere piede in ogni continente pur di trovarlo, ti racconterà la Sicilia, guidandoti a viverla nel modo migliore.

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