Quando sarete atterrati a Catania, in Sicilia, con un po’ d’attenzione avrete già visto dal vostro oblò l’Etna maestosa e i Faraglioni ciclopici. I viaggi e i miraggi che vi aspettano fuori dall’aeroporto sono più di quelli che immaginate così è bene offrirvi una guida esperta. Magari una di quelle che ha abitato sia dalle parti del vulcano che nei pressi dei flutti del mare. E che conosce molti altri posti dove portarvi. La proposta, arrivata direttamente dal nostro amico Poli, vi permetterà di scoprire insieme a lui alcuni dei luoghi più cari ai ciclopi. Posti in cui, seppur raramente, affiorano piccoli ciuffi di neve, come quelli che fioccano sul possente corpo di Poli nell’immagine di copertina.
Una spelonca sull’Etna
Polifemo era uno dei figli del dio del mare Poseidone e, come i suoi fratelli terrestri, non era né un eroe né un dio. Selvaggio, gigantesco, e con un occhio solo in cima alla fronte, secondo l’Odissea, abitava in una spelonca sperduta sull’Etna. Lì si dedicava a pascolare pecore e a coltivare lunghe distese di uva. Se qualche avventuriero passava da lì, Polifemo, che non amava intrusioni, lo divorava in un solo boccone.
Il carattere mitologico del racconto originale non permette di individuare con precisione quale sia effettivamente la grotta descritta nell’opera omerica. Cionostante, il nostro amico Poli, vi suggerisce di scoprire alcune delle sue preferite. L’invito, dunque, è di visitarne almeno una tra le seguenti:
- Grotta dei tre livelli (info)
(contrada Casa del Vescovo, a 13,5 km da Zafferana Etnea e a 5 dal Rifugio Sapienza) - Grotta del Gelo (info)
(a 10 km di cammino tra i Rifugi Ragabo e Brunek) - Grotta di Serracozzo (info)
(ingresso lungo l’omonimo sentiero, nei pressi del Rifugio Citelli)
I Faraglioni di Acitrezza
Come dicevamo, al ciclope Polifemo non piaceva particolarmente avere compagnia a casa e se ne infischiava delle buone maniere greche secondo cui l’ospitalità è sacra. Così, quando la nave di Ulisse, piena di uomini, sbarcò prima nella Riviera Ciclopica e poi iniziò ad avventurarsi tra i boschi dell’Etna, Polifemo cominciò a infastidirsi. I primi due Greci che misero piede nella sua spelonca furono divorati sotto gli occhi dei compagni e di Ulisse stesso. E ci volle tutto l’ingegno dell’eroe di Itaca perché non finissero tutti nella pancia del ciclope.
Il quale, peraltro, terminò l’incontro con Ulisse accecato, iracondo e completamente fuori controllo. Tanto da scagliare contro Ulisse e i pochi superstiti che scappavano verso la nave, degli enormi massi lavici. Gli stessi che oggi chiamiamo Faraglioni e che impreziosiscono il panorama di Acitrezza a ogni stagione.
Piazza Armerina, Polifemo alla Villa Romana del Casale
Fino alla villa romana (per un approfondimento clicca qui) di Piazza Armerina di certo era arrivata la storia che vede protagonisti Ulisse e Polifemo. Tant’è che nell’appartamento settentrionale – di cui è consigliata la visita – è conservato un prezioso mosaico intitolato Il Vestibolo di Polifemo. Nell’opera si vede Ulisse mentre offre una coppa di vino al ciclope circondato da pecore e seduto su una roccia all’interno della sua grotta. Una mossa astuta, come tutte quelle di Ulisse, che servirà ai Greci per far cadere in un sonno profondo Polifemo e poi scappare aggrappandosi ad alcune pecore del suo gregge.
Il mito di Aci e Galatea ad Acireale
Galatea era una ninfa (una delle Nereidi) che viveva nel mare e aveva il compito di assistere i marinai. Si narra che Galatea si fosse innamorata del giovane Aci e che Polifemo, a sua volta innamorato di Galatea senza esserne ricambiato, infastidisse i due. E cercasse, di tanto in tanto, di attirarla nella sua spelonca suonando il flauto. Un giorno, in preda a una folle gelosia, dopo aver sorpreso Aci e Galatea insieme, Polifemo avrebbe scagliato un pesante masso, uccidendo Aci.
La ninfa, affranta dal dolore, pur di mantenere in vita in qualche modo l’amante, riuscì a trasformarlo nell’omonimo fiume da cui prendono il nome le sette città di Aci. Nella principale di questa, Acireale, all’interno della villa comunale, è possibile ammirare il gruppo marmoreo di Aci e Galatea.
I boschi dell’Etna
Se Polifemo non amava circondarsi di gente, di certo si divertiva a correre e cacciare animali tra le selve dell’Etna, libero da incombenze. Tra i boschi dell’Etna, infatti, potrete provare a capire come si sentiva il ciclope, recando in radure ideali per chi vuole allontanarsi dal frastuono e dalla frenesia delle città moderne. Nel Parco dell’Etna, oggi patrimonio Unesco, le aree dove fermarsi e sono molteplici e il consiglio è di scegliere, lungo il vostro cammino, l’angolo di verde e lava che più vi affascina.
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