Acireale: dalle origini mitiche al Barocco

Superba per posizione, Acireale ha avuto dalla storia tutto quello che una città potesse desiderare. Cantata dai poeti, contesa da re, imperatori e vescovi, è stata terra di rivoluzioni aspre e di dichiarazioni d’indipendenza, rifugio di scrittori, centro propulsore dell’industria siciliana e località termale tra le più apprezzate d’Italia. Con queste premesse per nulla umili, oggi potrebbe avere senz’altro di meglio. Ma chi l’ha guidata fin qui certamente ne ha dimenticato il fascino, la storia e quindi le potenzialità se non l’ha valorizzata come invece era il caso di fare.

Polifemo – ad Acireale per parte della sua giovinezza – nonostante qualche brutto ricordo legato a un pastore e una fanciulla di lì, è felice di fornirvi qualche dritta per una prima conoscenza della città. Dalle origini ai monumenti più caratteristici e ai luoghi a lui più cari. Senza lasciarvi ignari del particolare rapporto di Acireale con la mitologia e il Barocco. Informazioni con le quali potrete meglio godere la vostra futura visita alla città dei Cento Campanili. Così detta per ospitare circa cento chiese.

Acireale – Il nome

La città porta l’attuale nome dalla fine del ‘600, quando le venne attribuito il titolo di “reale” perché, a differenza delle altre otto Aci, da allora sarebbe dipesa direttamente dal re Filippo IV di Spagna. Prima di allora era nota nei documenti amministrativi come Aquilia, Aci Aquilia o Nuova Aquilia (in quest’ultimo caso per distinguerla da un precedente abitato completamente inghiottito da un incendio). Ma è alle fonti mitologiche greche che Acireale deve la sua prima denominazione: Akis (latinizzato in Aci). Ovvero il nome dato dai poeti greci al pastore figlio del dio Fauno nonché fiume mitologico che – pare – scorresse sotto la crosta lavica della cittadina.

Acireale – Le origini mitologiche

Ma perché i poeti greci si sarebbero dovuti interessare a un fiume sotterraneo siciliano? Nella bellissima penisola ellenica, in età antica, durante i banchetti più sontuosi e regali, i cantori di strada erano invitati a intrattenere i re e le loro corti con miti e favole. Una di queste aveva come protagonista il ciclope Polifemo ed era ambientata proprio nell’attuale Acireale. Il ciclope, dal canto suo, non conferma né smentisce come precipitarono gli eventi di cui pare fu protagonista insieme al pastore Akis e alla ninfa Galatea, tra i fumi dell’Etna e i flutti del mare.

Acireale – Il mito di Aci e Galatea

Gli eventi ai quali Acireale deve le proprie origini mitiche – cantate perfino dai poeti latini Virgilio e Ovidio – narrano uno dei più antichi e tragici triangoli amorosi. Tra le pendici del vulcano e la riva dello Jonio, in un tempo indefinito, la ninfa del mare Galatea scorge Akis e se ne innamora. Akis, pastore e figlio del dio Fauno, da quelle parti guida un cospicuo gregge di pecore a patto di non dare fastidio alcuno ai vicini ciclopi.

Una volta incrociato lo sguardo della ninfa, Akis è certo di ricambiarne il sentimento. Ignaro però di scatenare, così facendo, l’ira di uno dei più giganteschi ciclopi: Polifemo. Il quale, pur non essendo ricambiato, corteggia da tempo Galatea e col suo unico occhio veglia affinché nessun essere umano e non si avvicini all’amata. Una precauzione che non basta a tenere lontani Akis e Galatea. I due, infatti, riescono a sfuggire al controllo del ciclope e ad amarsi nei verdi prati alle pendici dell’Etna.

E proprio l’Etna, complice dei due amanti ma consapevole dell’imminente pericolo, lancia lapilli e fumi per avvertire Akis e Galatea dell’arrivo di Polifemo. Che, dinanzi al fatto compiuto e furente di gelosia, afferra Akis, lo scaglia lontano da Galatea, lo schiaccia sotto un pesante masso e lo smembra in nove parti; il sangue del pastore scorre senza sosta verso il mare e Galatea, ninfa del mare, trasforma il sangue dell’amato in un fiume, si tuffa tra le sue acque senza venirne mai più fuori e ne diventa schiuma.

Momento topico del mito che è stato fermato nella pietra o nel marmo da molti scultori. Alla Villa Belvedere di Acireale è possibile ammirare una copia dell’originale di Rosario Nastasi (conservato alla Pinacoteca Zelantea acese) che raffigura proprio l’epilogo della storia.

Gruppo scultoreo di Aci e Galatea, Rosario Nastasi, Villa Belvedere, Acireale

Proprio il leggendario fiume darebbe il pre-nome a tutti i nove Comuni che sfiora, Acireale in primis (ma anche Acitrezza, Aci Castello, Aci San Filippo, Aci Platani, Aci Sant’Antonio, Aci Bonaccorsi, Aci Catena e Aci Santa Lucia). Corso d’acqua che sgorga ancora oggi in una piccola fonte rossastra, chiamata U sangu di Jaci, nei pressi di Capo Mulini. Ai giorni nostri, Acireale è conosciuta più che per le sue leggende, soprattutto per il carnevale, il centro storico barocco e le frazione marittime.

Acireale e il Barocco

Nel 1693 Acireale, come molte altre città siciliane, viene colpita da un catastrofico terremoto che ne rade al suolo il centro storico. Allora nessuno avrebbe immaginato che l’evento portasse con sé qualche vantaggio. Eppure grazie al sisma Acireale viene ricostruita nello stile predominante dell’epoca, di grande pregio artistico: il Barocco.

Le immense opere pubbliche del ‘700 interessano soprattutto chiese, palazzi baronali, portici, edifici pubblici e privati. Abbondanti di pietra lavica e mascheroni. I cui risultati migliori sono visibili nella Basilica di San Pietro e Paolo, nel Palazzo di Città, in piazza Duomo, alla Collegiata di San Sebastiano e Palazzo Modò.

Il consiglio è di andare alla ricerca della loggia del Monastero delle Benedettine, dei palazzi di corso Umberto e corso Savoia. E di perdervi nei vicoletti che tagliano quelle arterie. Segnalando al ciclope Polifemo i luoghi che più vi sono piaciuti e dove vorreste un giorno tornare.

PoliRecords

PoliRecords, per gli amici Poli, nasce tra un disco degli Smiths e un canto dell'Odissea, mentre l'Etna sbuffa lava sull'uno e sull'altro. Da sempre in transito tra la mitologia, la fotografia e la musica (quella giusta!), appena può punta il suo unico grande occhio verso i molteplici posti del mondo, con l'obiettivo di metterne qualcuno in tasca e portarselo a casa. Cresciuto tra i Faraglioni di Aci Trezza e i rifugi vulcanici, si considera un nomade alla ricerca di Nessuno. Determinato a mettere piede in ogni continente pur di trovarlo, ti racconterà la Sicilia, guidandoti a viverla nel modo migliore.

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